Una seconda natura by Michael Pollan

Una seconda natura by Michael Pollan

autore:Michael Pollan [Pollan, Michael]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: Giardinaggio
pubblicato: 1990-12-31T23:00:00+00:00


Io sono questo tipo di giardiniere? Non ancora, non ancora. Mi muovo tuttora sbandando fra le cantonate dovute a un difetto di intervento, e quelle causate dall'eccesso. Quale pollice verde si offrirebbe mai, per una male intesa idea di tolleranza, di condividere la sua aiuola di annuali con le erbacce, o di lasciare che una marmotta lo porti al punto di sferrare attacchi incendiari alla sua tana? Ancora esitante con le cesoie e troppo lesto a metter mano allo spray, mi ritrovo a desiderare il giorno in cui, una volta per tutte, il mio giardino sarà compiuto. Il rifiuto di questo terreno di conformarsi ai progetti che ho per lui – anche solo di restarsene fermo per un po’ – spesso mi esaspera. Sarebbe corretto dire che, a differenza di Shakespeare, io tendo a essere impaziente «di correre dietro ai fatti e alla ragione». Impaziente, appunto.

Eppure, io so che in alcuni momenti ho considerato il mio giardino come farebbe un pollice verde, momenti in cui mi sono mosso tra le mie piante con la sua disinvoltura. Vi è uno stato d'animo, che a volte ci prende in giardino, addirittura una forma di coscienza, che somiglia più che a qualsiasi altra cosa a un sogno a occhi aperti. Immagino che moltissimi giardinieri l'abbiano sperimentato, una volta o l'altra. Magari è un tardo pomeriggio di luglio, e abbiamo lavorato in giardino sbrigando una serie di piccole incombenze: spuntare i fiori appassiti delle emerocallidi, estirpare le erbacce, strappare i polloni dai pomodori che stanno fruttificando proprio ora, potare un'esile nepeta per promuovere una seconda fioritura. Siamo tutti concentrati, e benché forse il sudore ci imperli la fronte, il lavoro sembra non richiedere alcuno sforzo, come se stessimo giocando spensierati. Gli attrezzi sono leggeri nelle nostre mani, che sanno bene che cosa fare. Questo Delphinium ha bisogno che gli si tolga qualche germoglio, per concentrare la fioritura; quella clematide vuole che le si mostri dove avvolgersi. Mentre le mani lavorano, il mondo arretra: è esattamente come dice Marvell, a proposito della mente, in «Il giardino»: «tutto ciò che aveva concepito lo annienta / per un pensiero verde sotto un'ombra verde».

Pensieri verdi, pollici verdi: il sublime del giardiniere, si potrebbe dire, molto diverso dalla versione del romantico, che nella natura è disarmato e rapito, o dalla svuotata assenza di ego del seguace zen. Nel corso di questa particolare rêverie, il giardiniere non perde se stesso, e meno che mai il suo corpo. Perché nella misura in cui tutto quello che ci circonda in questo pomeriggio di luglio agisce su di noi, anche noi stiamo agendo, esortando e ascoltando, guidando quella sconnessa conversazione con la natura che è il giardinaggio durante l'estate. E benché non possa durare molto a lungo (tenetemi d'occhio mentre scivolo nell'argomentazione o nella declamazione), in momenti come questi la via del pollice verde attraverso la natura sembra chiaramente tracciata, facile da seguire, quasi una seconda natura. È così semplice: in giardino lo stato di grazia non è che una forma di gioco spensierato.



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